La Depressione

DepressioneWinston  Churchill descriveva la depressione come un "cane nero" che improvvisamente piomba sulle spalle, un male antico come il mondo, la depressione e' a mio avviso uno degli stati emotivi più massacranti ed invalidanti.

La mancanza di energie,l'angoscioso costante pensiero che: "non passerà mai" la tristezza ed il vuoto emotivo, il senso di inutilità ed inadeguatezza sperimentato dalle persone "malate" di depressione e' una specie di "cancro" mentale che si nutre di pensieri negativi ricorrenti
talvolta ossessivi.

Esistono vari tipi di depressione, tra le più comuni e conosciute possiamo trovare la depressione causata da malattie mentali a carattere endogeno (cause interiori, malattie mentali ereditarie, scompensi biochimici...) ed esogeno ( cause esterne, gravi lutti, problemi lavorativi, stress...)  depressione causata da gravi disturbi dell'umore come il Disturbo Bipolare, la Depressione Reattiva, la Depressione post partoDisturbi della personalita' ,la Depressione Maggiore.
Insomma sono veramente molte le cause che possono improvvisamente nel corso della vita farci piombare in questo tunnel apparentemente senza via d' uscita.





Alcune persone pare non ricordino bene il loro primo episodio depressivo vero e proprio (da non confondere con la tristezza, quella che per naturale fisiologia capita a tutti più o meno frequentemente nel corso della vita) io ho la sfortuna di ricordare addirittura il primo giorno in cui ho capito veramente cosa significa essere depressi.

Si tratta di una mattina estiva di circa tredici anni fa, ricordo quello sconvolgente stato di tristezza e malinconia profonda, la voglia di non fare assolutamente  niente, il bisogno quasi compulsivo di restare chiusa nella mia stanza, li' tra quelle quattro mura,quelle pareti bianche che i depressi vivono come un rifugio di protezione e tortura al tempo stesso.

La "protezione" dagli "attacchi" del mondo esterno, dalle emozioni...al riparo da tutto ciò che potrebbe turbare un equilibrio cosi già ' poco stabile..cosi' tanto precario.

La "tortura" di essere sempre lì, tra quelle quattro mura che apparentemente ci proteggono,ma in realtà ci isolano,lasciando che ogni momento di malessere si amplifichi: li' tra quattro mura silenziose il cervello resta spiacevolmente attivo.

Non e' un caso che quando si soffre di forte depressione, si ricerchi cosi' compulsivamente il sonno come assoluto unico momento di pace,una parentesi di piacevole stato di incoscienza.
Conosco fin'troppo bene la sensazione inquietante di non capire che cosa mi stava succedendo, la mia voglia di cercare risposte, mista alla voglia di lasciar' tutto andare.

Le ore,i giorni, i mesi passare, sembravano tutti senza senso e tutti uguali. Momenti di pura morte interiore spezzati da attacchi di pianto apparentemente immotivati.La voglia di non parlare più: "nessuno può capire" e quel'aria di interruzione, spezzamento... ogni scenario della vita pareva non avere  senso.

Molto spesso, quando da noi depressi arriva il "cane nero" arranchiamo,andiamo avanti faticosamente, sperando che tutto passi da solo, che questo stato se ne vada cosi' come e'arrivato.
Qualche volta e' proprio cosi', tutto "sparisce" cosi' come e' arrivato rapido e silenzioso...

Qualche volta, come è capitato a me, il grande male non passa,anzi peggiora e ci si sente pericolosamente invischiati in una ragnatela di dolore una matassa indissolubile, ci si rivolge ad un medico, uno specialista nello strizzare l'emotivita' e il cervello,un professionista addetto a "ripulire" i labirinti psichici dal malessere e dalla tristezza.

 Ammetto che qualche fortunato ha ricevuto un vero sostanziale aiuto dalla scienza psichiatrica altri, come me invece nel tentativo vano di  farsi "ripulire" il cervello sono riusciti molto bene a farsi ripulire il porta fogli.

Ho sempre creduto fermamente che solo chi ha provato uno stato di assoluta sofferenza  possa capire veramente un depresso.

Non e' questione solo di titoli scolastici formativi  o scienza medica, il problema e' quasi sempre la mancanza di empatia. Il "pulitore"di cervelli, solitamente ascolta con attenzione i sintomi del paziente, gli appiccica addosso una diagnosi a seconda della problematica descritta, usando un manuale  diagnostico il "DSM" la Sacra Bibbia della psichiatria, prende la parcella, e prescrive un farmaco antidepressivo, in genere un ricaptatore della serotonina solitamente per cicli di quattro settimane-tre mesi.

La prima volta che sono stata da uno psichiatra, dopo un lungo test mi fu appiccicata addosso la diagnosi di "Depressione Maggiore" e prescritta la famosa "Sertralina",con la fiduciosa promessa di una guarigione repentina se l'avessi costantemente assunta.

La mia personale esperienza in proposito fu al quanto depressiva (giusto per restare in tema) la tristezza non passò, il sorriso "low coast" non si presentò. Si presentarono però cinque chili sulla bilancia dopo circa quattro settimane di trattamento, un "regalino" della famosa pillola della felicità.

Dopo la Sertralina,tante sono state le "pillole della felicità" che i medici hanno provato a rifilarmi,
praticamente tutte con scarsi o pochi risultati.

A qualcuno funzionano, le mie parole non vogliono certo mirare a distruggere i farmaci antidepressivi.  Vorrei pero' sottoporre chi legge questo articolo ad una riflessione:

"E' fortunato o sfortunato chi ha beneficio dagli antidepressivi?"
A me non danno alcun'beneficio, quindi ho smesso di prenderne. Vi starete chiedendo se la depressione e' passata, e purtroppo la risposta e' no, il mio "cane nero" e' fedele.

Ho imparato a conviverci, e col tempo a gestirli meglio, ho imparato a capire meglio i periodi d' esordio e quindi ad essere più "pronta" ad un periodo nero. Quindi è veramente fortunato chi trova beneficio nel farmaco, usandolo così come "miracolo momentaneo". Sicuramente nel caso di una depressione transitoria sì.

Ma nel caso di una depressione cronica? E' bene affidarsi ogni volta che si sta male al farmaco, o meglio imparare a convivere con il problema? Forse  avere la "soluzione" momentanea a portata di mano, amplifica la voglia di non reagire,di non dare una scossa alla propria emotività?

Ed infine, chi lo sa, se  la depressione è una vera e propria malattia, o uno stato di estrema percezione della realtà' circostante...

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